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e della stampa, i commenti poco benigni e la taccia di quasi pusillanimità che gli veniva da certa gente non d’altro capace che di criticare.
Secondo gli ordini ricevuti dal Governo ed il suo piano prestabilito egli aveva occupato, mantenuto e difeso Saati contro tutta l’Etiopia; la sua missione era dunque compiuta; guai se avesse fatto un passo falso: forse l’Italia avrebbe pianto fin d’allora una giornata fatale come quella del 1° marzo 1896.
Nè la rioccupazione di Saati fu il solo frutto delle operazioni militari compiute; ormai erano tornate in nostro potere anche le località abbandonate di Uà, Arafali e Zula, ed in seguito alle sottomissioni di numerosi capi di tribù, tutta la costa Dancala fino a Beilul e quella di Massaua fino ai piedi dell’altipiano, ed altre vaste regioni ad ovest e a nord di Massaua si erano sottoposte al protettorato italiano.1
- ↑ Oltre alle tribù degli Habab si erano sottoposti al nostro protettorato quelli di: Belad Sceik, Ad Temariam Ad Taclès, Assaorta, Teroa-Bet-Sarah, Teroa-Bet-Musa, Mensa, Ailet ed altre minori, e tutte quelle della costa Dancala.