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ras Alula, volesse dare l’assalto alle nostre posizioni, o cercasse di sfondare il centro della linea d’operazìone verso Hamassat, oppure di tentare un colpo di mano su Arkico, la posizione più debole e più esposta, ma astuto ed intelligente qual era, non ebbe in animo di giuocare questa partita e cominciò a prepararsi di soppiatto la ritirata.
Quindi nella sera del 2 al 3 aprile, dopo aver già fatto incolonnare fin dal giorno precedente le donne e le bestie ingombranti, riprese con parte del suo esercito la via di Ghinda-Asmara, mentre altra parte si ritirava per Aidereso-Gura.
Le dubbie e poco pronte informazioni, la non breve distanza guadagnata subito dal Negus e più che altro la difficoltà di poter raggiungere, con soldati pesanti e poco mobili come i nostri, su terreni frastagliati e salienti e per sentieri difficili ed ingombri, delle truppe svelte e leggere come le abissine, impedirono al nostro corpo d’operazione di tentarne l’inseguimento, e venne per tal modo a mancare la così detta prova delle armi, rimanendo all’Italia la sola vittoria strategica e morale.
Pertanto se anche la spedizione del 1887 non rifulse pel valore delle armi, ebbe tuttavia dei risultati felicissimi; e ciò si dovette (e nessuno vorrà più negarlo ora, dopo il lutto della recente catastrofe) alla somma perizia del generale Di San Marzano; il quale non si lasciò smuovere dal suo proposito di fermezza e di prudenza, nè lusingare da mire ambiziose, malgrado l’eccitamento dell’opinione pubblica