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Questa alla metà di marzo 1888 metteva capo a Saati e San Marzano allora occupò questa località fortificandovisi ed aspettando.

Dieci giorni dopo tutta l’Etiopia si riversava dall’altipiano fin contro le posizioni tenute dagli italiani.

Per una fronte di circa 20 chilometri lungo le valli del Damàs e del Jangus tutto il territorio compreso tra Ailet, Sabarguma Ambatocam e Aideraben brulicava di immense orde abissine, che avevano spinto avamposti fino a Gumod e tra i meandri dei Digdigta e del Jangus fin quasi sotto le nostre posizioni. Campeggiavano sulla sinistra del fronte nemico ras Alula e ras Agos coi tigrini; al centro il Negus col fiore dell’armata abissina e coi grandi dignitari ed ecclesiastici; a destra ras Ailù colle grandi masse amariche già condotte dal figlio del Negus, ras Area Sellassie, rimasto in viaggio ammalato; e dietro a queste stavano appostati in riserva i grossi corpi di riserva di ras Michael e Mesciascià, mentre dall’altipiano dell’Agametta un’altra massa agli ordini di Bigerondi Lantiè minacciava la posizione di Arkico.

I calcoli più modesti fecero salire le forze abissine a non meno di 80000 fucili, ed a circa 10000 lancie.

Contro questo esercito formidabile ed agguerrito il generale Di San Marzano, avendo lasciata la 4a brigata a difesa di Massaua e della linea di forti che la circondano, poteva opporre soltanto tre brigate della forza complessiva di circa 14,000 combattenti, le quali