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oltre il Saletta erano Cagni, Lanza, Baldissera e Genè.

Nell’intento di distogliere il Negus dall’accorrere in aiuto di ras Alula, l’Italia aveva accettato la mediazione inglese, ed aiutata la missione di sir Geraldo Portal, latore di lettere e di consigli della regina Vittoria in nostro favore.

Ma questa missione, ricevuta dal Negus presso Ascianghi, non riuscì a nulla, e ben presto il Portal ritornò a Massaua apportatore della notizia che tutta l’Abissinia era in armi, e che il Negus, bandita la guerra santa contro gli italiani, s’avanzava alla testa di oltre 80.000 combattenti in aiuto di ras Alula.

Accompagnavano il Negus i più potenti Capi dell’Etiopia, tranne il Re del Goggiam rimasto a fronteggiare i dervisci minaccianti dal Gallabat, e Menelik. Questi, però sebbene il 20 ottobre avesse firmato col conte Antonelli inviato dell’Italia una convenzione di amicizia e di alleanza accompagnata da promesse di neutralità mediante il compenso di 500 fucili, non si era astenuto dal raccogliere il suo esercito, dietro ordine del Negus, a Borumieda, donde poi precedette lentamente fino ad Ascianghi, pronto a dar ragione al più forte ed a gabellare all’occorrenza il Negus e l’Italia.

Sui primi di dicembre il corpo di spedizione italiano era al completo, e guidato dal sapiente e prudente suo Capo, cominciò a muovere lentamente con successive tappe fortificate, donde proteggeva la costruzione della ferrovia.