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sini col nome di quattro predoni, dimostrò come fosse grande la sua sicurezza e come si ignorassero allora le condizioni militari dell’Abissinia.

Il 25 gennaio ras Alula con circa 10000 seguaci mosse contro le fortificazioni di Saati, occupate da un battaglione composto di 2 compagnie italiane, 1 sezione d’artiglieria, e circa 300 irregolari, agli ordini del maggiore Boretti.

Le operazioni di guerra non potevano cominciare meglio per l’Italia, perchè quel battaglione oppose un’eroica resistenza, obbligando il Ras a ritirarsi, subendo gravissime perdite1.

Preoccupato Genè sulla sorte di quel battaglione e desiderando di rinforzarlo affinchè potesse sostenersi contro i nuovi attacchi che si temevano dal Ras, dispose che un’altro battaglione forte di 500 uomini circa, oltre ad una cinquantina di irregolari, agli ordini del tenente colonnello De Cristoforis, muovesse il 26 gennaio da Monkullo per Saati. Un grande entusiasmo animava i nostri soldati; la notizia della vittoria del maggiore Boretti li infiammava e li spronava alla gloria, spensierati, audaci e direi quasi temerari.

Senonchè giunta la colonna De Cristoforis il mattino di detto giorno a circa 11 chilometri da Monkullo in una località detta Dogali, ove un piccolo rio di questo nome si congiunge al



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  1. In questo primo combattimento i nostri ebbero soltanto 5 morti (2 bianchi, 3 indigeni) tra cui il tenente Cuomo Federico, e 3 feriti.