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cupazioni suddette. Dovette sospendere perciò la sua marcia verso Adua, e scrivere a Genè per consigliarlo all’abbandono di Uà.

Quando poi il Ras venne a sapere che Piano e Savoiroux non erano ingegneri ma due ufficiali, non seppe più contenersi; fece tradurre tutti i membri della spedizione nella sua tenda e quindi li fece incatenare, trascinandoseli dietro al suo esercito fino a Ghinda ai piedi dell’altipiano. Quindi il Ras mandò a Genè un ultimatum fatto scrivere dal Salimbeni e recapitare da uno degli operai del suo seguito, col quale ultimatum intimava di sgombrare Saati ed Uà pel 18 gennaio, od altrimenti avrebbe fatto tagliar la testa a tutta la spedizione e mosso guerra all’Italia. Glie ne mandò un secondo il giorno 20, facendoglielo portare da un servo tigrino.

Genè frattanto informato degli intendimenti ostili del Ras e della sua discesa su Ghinda aveva fatto rinforzare Uà e Saati occupandoli anche con truppe regolari. Agli ultimatum di ras Alula egli rispose che non intendeva affatto di sgombrare i luoghi occupati giustificandone l’occupazione collo scopo di rendere più sicure le strade ed i commerci, ed affermando che le intenzioni dell’Italia eran sempre amichevoli verso l’Abissinia.

Da quel momento prese consistenza e cominciò a diffondersi in Europa la notizia che ras Alula marciava su Massaua, producendo in Italia una viva commozione; alla Camera piovvero interpellanze, e qui una frase disgraziata del ministro Robilant che qualificava gli abis-