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Pozzolini, il quale munito di ricchi doni e di lettere del Re d’Italia ed accompagnato dal capitano medico dottor Nerazzini e da altri funzionari ed ufficiali italiani, partì per Massaua l’11 gennaio 1886.

Giunto a Massaua il generale Pozzolini mandò lettere a ras Alula ed al Negus, annunziando la solenne missione italiana e chiedendo al primo di potergli inviare subito il dottor Nerazzini per concordare insieme il viaggio e la sicurezza della missione stessa.

Il Ras accolse di buon grado la lettera e quindi chiamò il Nerazzini al quale permise ed assicurò il transito della missione fino a Borumieda ove trovavasi il Negus.

Ma mentre la missione stava per salire l’altipiano avvenne un fatto che impressionò talmente il ministro Robilant da determinarlo a sospenderla.

Per mezzo del conte Antonelli residente allo Scioa ed intimo della Corte Scioana, egli ricevette la copia autentica di una lettera scritta quattro mesi prima dal Negus a Menelik, la quale palesava tutto l’odio di quel Sovrano verso gli italiani e manifestava i più fieri propositi di rappresaglia verso di essi.

Robilant non si sentì più sicuro dell’esito della missione, e non volle più avventurarla nell’interno dell’Etiopia, temendo che fosse fatta prigioniera e maltrattata.

Mascherando la causa vera della sua determinazione coll’addurre la troppa lontananza del Negus e l’imminenza della stagione delle pioggie, il ministro fece avvertire dal Pozzolini