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riconoscente alle premure affettuose del Governo e del popolo italiano rifiutava gli aiuti profferti, sotto pretesto che avrebbero ferito l’amor proprio della nazione, e differiva frattanto le proprie decisioni riguardo al Sudan.

Ciò sconvolse le speranze del Governo italiano, il quale però nutrì ancora lusinga di poter cooperare in qualsiasi modo coll’Inghilterra e fornirle degli aiuti indiretti, sia sostituendola come ne correva la voce, nell’occupazione di Suackim, sia muovendo d’iniziativa propria alla liberazione di Kassala, mentre le truppe inglesi risalissero l’alto Nilo.

Senonchè anche queste ultime speranze svanirono: il Governo inglese, ritenendo, come si esprimeva Gladstone, che il Sudan era una disgrazia, per l’Egitto, e non volendo distrarre le forze inglesi in altre imprese, mentre le relazioni colla Russia si erano fatte assai tese, minacciando questa di invadere l’Afganistan, l’11 aprile 1885 alla camera dei lordi, ed il 27 a quella dei comuni, dichiarava solennemente di rinunciare per allora a qualunque idea di rivincita contro Mahdi.

Questa decisione inaspettata destò un’amara delusione nel cuore degli italiani: si vide il nostro possedimento di Massaua già paralizzato e circoscritto ad un breve tratto di spiaggia del Mar Rosso, in clima torrido e malsano, ed in territorio sterile e sabbioso, senza speranza di future espansioni nè di grandi vantaggi commerciali. Aggiungasi inoltre che la permanenza in Massaua del condominio egi-


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