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Mogiardini e Maffei, gli ufficiali di marina Sanfelice, De Cristofaro, Baraldi, Guzolini, Smuraglia, Gasparini e Baroni; ed altri quattro italiani, con molti ascari, il cui resto fu disperso.
Accorsa subito in loro soccorso una compagnia di sbarco dalla costa, fu anch’essa assalita e costretta a ritornare.
Sugli assassini di Lafolè il governo italiano fece eseguire una terribile vendetta, ma purtroppo essa non servì a togliere l’impressione dolorosa che il nuovo eccidio degli italiani produsse nella nostra patria, e il danno arrecato anche agli interessi generali del Benadir, il cui sviluppo dopo Adua e dopo questa novella scossa, rimase alquanto paralizzato1.
Ma la serie degli avvenimenti dolorosi che vennero a turbare la politica coloniale italiana non era finita.
La Società Geografica italiana d’accordo col Governo, fin dalla primavera del 1895 avevano allestito una spedizione coll’intendimento di inviarla nelle regioni dell’alto Giuba.
L’esplorazione di questo fiume aveva già formato la gloria dell’intrepido capitano Vittorio Bottego che nel 1892-93, partendo da Berbera nel golfo d’Aden e traversando l’Ogaden ed altre regioni mai battute da piede europeo aveva, potuto scoprire i rami superiori, Helmal, Canale Doria e Daua Parma che lo formano, e quindi ne aveva seguito e studiato il corso fino a Lugh, ed a Bardera, il tutto poi descrivendo in un’opera magistrale: Il Giuba esplorato. Perciò egli fu posto a capo anche della nuova spedizione, di cui facevano parte il dottor Maurizio Sacchi ed i tenenti Vanutelli e Citerni con 250 ascari armati.
Essa si concentrò a Brava nel Benadir e quindi, il 12 ottobre 1895, mosse per Lugh sul Giuba dove per incarico del Governo fondò poi una stazione commerciale, lasciandovi
- ↑ Ora un progetto di riordinamento già presentato al Parlamento, si spera che gli infonderà novello e duraturo vigore. In questi ultimi giorni sta pure installandosi nel Benadir la nuova compagnia milanese.