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suo territorio e a non accettare il protettorato di qualsiasi altra potenza.
Quindi consolidò la presa in affitto delle predette stazioni del Benadir, affidandole alla compagnia V. Filonardi e compagni, per farvi i primi esperimenti agricoli.
In seguito ai buoni risultati ottenuti, si costituì una nuova compagnia Milanese del Benadir che avrebbe dovuto subentrare a quella Filonardi e C; ma sopraggiunto il disastro d’Adua, che ebbe contraccolpo fin laggiù, questa tardò ad installarsi e frattanto la direzione delle stazioni del Benadir fu commessa ad Antonio Cecchi, il noto viaggiatore da Zeila alla frontiera del Kaffa, ed allora console a Zanzibar, allo scopo di preparare la cessione delle terre alla nuova compagnia.
Ma anche in questi paraggi la politica coloniale italiana doveva essere funestata dal sangue.
Le popolazioni somale non sono meno selvagge e rapaci dei loro vicini galla ed etiopi, e quando sperano di ottenere l’impunità sono pronte ad ogni delitto.
Già fin dal dicembre 1887, sbarcando una lancia del Volta sulla Costa di Uarseik vi rimanevano trucidati il sottotenente di Vascello Zavalia ed il macchinista Bertorello. Nell’estate del 1896 era assassinato lo stesso residente a Merka sig. Trevis, e prima avevano già lasciata la vita, in quella regione anche i viaggiatori italiani Porro, Sacconi e Talmone.
Ora si preparava un lutto maggiore.
Il 25 novembre 1896 il console Cecchi con 23 italiani e 70 ascari intraprese un’escursione da Mogadixo sul Sebeli per esplorare il terreno e recarsi a visitare il sultano di Cheledi.
Costretto a passare la notte in una boscaglia presso un villaggio detto Lafolè, dopo la mezzanotte fu assalito proditoriamente dagli indigeni che vennero respinti; ma all’alba dell’indomani questi ritornarono all’asssalto in gran numero, e mentre il piccolo drappello disponevasi al ritorno, dopo accanita lotta lo disfecero quasi completamente a colpi di frecce avvelenate.
Rimasero morti il console Cecchi, i capitani di fregata