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snervi e abbrutisca la donna assoggettandola ad essere comperata e venduta come una merce, idolatrata nella giovinezza, disprezzata e sottoposta a lavori da schiava nella vecchiaia.
Sono speciali suoi riti la circoncisione per gli uomini e l’infibulazione per le donne; le continue fantasie o feste religiose in cui si canta, si strepita, si danza e si giostreggia e contemporaneamente si fa all’amore, glorificando coi versetti del Corano Allah e il suo Profeta; le preghiere e le abbluzioni parecchie volte al giorno; il seppellimento dei morti rivolti verso la Mecca; il pellegrinaggio in questa città; una speciale macellazione delle bestie recidendo il collo; un sacro orrore per la carne di maiale.
Il paradiso degli Arabi sta nell’avere un harem di molte mogli che ognuno si provvede a seconda delle sue facoltà e che spera anche di ottenere in cielo come promessa del Profeta.
Il colorito degli Arabi è, come quello degli Abissini, in generale castagno; il tipo è piuttosto bello ma meno regolare nel volto e negli arti che quello degli Abissini. Le femmine a 12 anni sono già donne ed in genere simpatiche con begli occhi, bel viso, bel seno e denti candidissimi, quantunque le deturpino i capelli intrecciati e unti cadenti intorno disordinatamente; a 25 sono già invecchiate e divengono poi cispose, macilenti, luride e querule; e col seno scoperto cascante e coi capelli radi impegolati, ributtanti come megere. Gli uomini invece sono baldi e prestanti e scarni ma belli da giovani; più gravi, più seri, e talora pingui ma non brutti e spesso imponenti nella vecchiaia: hanno capelli lanuti talora rasi alla cute o corti, tal’altra lunghi, arricciati o raccolti a piramide intorno al capo.
Maschi e femmine portano generalmente per vestiario un semplice grembiale (futa) che si avvolgono intorno alle anche e arriva fino al ginocchio lasciando scoperto tutto il resto della persona; in testa talora un cencio avvolto o cadente o un fez rosso e più spesso niente; ai piedi raramente i sandali nelle grandi occasioni.