Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 302 — |
certi capitali che sebbene per ora diano pochi frutti, ne promettono indubbiamente per l’avvenire degli importanti, ed abbandonarli nelle mani del nemico costituirebbe un suo vantaggio ed un suo trionfo.
Ormai questa Eritrea ci costa quasi quattrocento milioni e più di 6000 vittime bianche e l’abbandono di essa dopo tali sacrifici imprimerebbe all’Italia nostra una tale taccia di debolezza o di viltà che prima o poi si dovrebbe scontare.1
Dunque non abbandonarla; ma curarla, aspettando che il tempo e gli eventi e le cure la rendano se non proficua alla patria almeno bastevole per sè, ciò che al dire di molti deve ritenersi tutt’altro che impossibile e neppure assai lontano; purchè le lezioni del passato servano di norma per l’avvenire, purchè l’Italia sappia approfittare di quel tanto di buono che i suoi sacrifici le arrecarono e non lo cementi con nuove imprese, con nuovi errori che dopo quelli del passato sarebbero imperdonabili.
- ↑ Secondo un rendiconto consuntivo presentato dal Governo alla Camera, l’Italia dal 1882 al 1 Luglio 1898 avrebbe speso per l’Eritrea L. 368,921,832. Attualmente la spesa è ridotta intorno agli 8 milioni annui, oltre ai due milioni e mezzo circa di entrate che dà la Colonia. Con questo stanziamento si provvede ai bisogni di tutti i possedimenti coloniali, compreso Assab e il Benadir.