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din, per farne la distribuzione ai prigionieri. Questa missione dopo molte peripezie e dopo la morte del suo capo, cui sottentrò l’Audin, giunse il 14 agosto all’Harrar dove ebbe a sostare inerte per circa un mese prima di potere far pervenire ai prigionieri gli aiuti che essa portava, essendo stata contrastata in mille maniere da ras Maconnen.

Nello stesso tempo anche il Sommo Pontefice interveniva di propria iniziativa in favore dei prigionieri, ed il 6 luglio spediva a Menelik in missione speciale monsignor Macario, incaricato di far pratiche per ottenerne la liberazione. Egli giunse ad Adis Abeba il 14 agosto 1896 e vi fu ricevuto con grandi onori e riguardi ma non potè ottener nulla da Menelik, che dichiarò volersi giovare dei prigionieri per avere delle garanzie di pace coll’Italia.

Da parte sua il Governo italiano, mentre valendosi segnatamente dell’opera dell’ingegnere svizzero Illg faceva preparar terreno pei negoziati di pace e per la liberazione dei prigionieri, destinava per inviato ufficiale dell’Italia presso il Negus il solito dottor Nerazzini, il quale partito da Napoli il 3 giugno, giunse il 6 ottobre in Adis Abeba, munito di istruzioni diplomatiche e di copiosi soccorsi pei prigionieri. In pari tempo per provvedere ad una nuova e più importante missione qualora le circostanze lo richiedessero, o le esigenze di Menelik fossero inconciliabili colle istruzioni date a Nerazzini, fu inviato il generale Valles a Massaua, ove rimaneva pronto a partire per lo Scioa.