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buon pegno per facilitare la liberazione dei prigionieri e ottenere la bramata delimitazione di confini, il generale Baldissera fece incominciare le operazioni per lo sgombro del forte. Prima però di disporre per la ritirata del corpo d’operazioni egli cercò di ritrarre tutti i vantaggi possibili dalle sue posizioni nell’intento di liberare almeno quel centinaio di prigionieri che si sapevano esistenti presso gli spaventati ed annichiliti Ras tigrini.
A tal uopo pubblicò un bando alle popolazioni tigrine invitando i capi a consegnare immediatamente i prigionieri che tenevano e minacciando in caso di rifiuto le più severe rappresaglie; e poichè Sebath cominciò a mentire ed a tergiversare in proposito, Baldissera gli spedì subito contro il colonnello Stevani cogli indigeni, che lo snidarono da Debra Matzo, uccidendogli molti uomini e portandogli via una grande quantità di bestiame.
Poco dopo lo stesso Stevani si recò contro il convento di Debra Damo, covo di ladri e di banditi, allo scopo di indurre quel priore a facilitare la consegna dei prigionieri ed a fornire delle vettovaglie per le nostre truppe, ciò che si ottenne subito.
In pari tempo avendo saputo che il figlio di ras Sebath, degiac Desta, occupava e teneva con molti ribelli la posizione di Amba Debra, Baldissera gli mandava contro le bande del tenente Sapelli, che con brillante combattimento lo sconfiggevano ricacciandolo in fuga. Alcuni villaggi che avevano fatto atto di ostilità contro le nostre truppe furono tosto incendiati.