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mentre la brigata Mazza disperdeva intorno a Mai Maret degli altri nuclei d’armati che molestavano il fianco destro del corpo d’operazione, questo si riduceva a Cherseber ed a Legat già in vista e tosto in comunicazione col forte di Adigrat.

Fu questo un giorno di letizia pel bravo maggiore Prestinari e pel suo valoroso battaglione che da oltre due mesi, così lontani ed isolati dalle truppe sorelle, erano sottoposti alle cure ed alle preoccupazioni snervanti di un assedio lungo, molesto e insidioso che toglieva perfino la speranza di un’aperta lotta col nemico, e che minacciava soltanto il triste epilogo di una resa per fame.

Nè meno grande fu l’entusiasmo col quale l’esercito liberatore raccolse i fratelli di Adigrat, e quello prodotto dalla lieta notizia nella madre patria.

L’esito brillante dell’impresa di Baldissera sollevò gli animi della truppa e della popolazione e fece rinascere la speranza di una rivincita del 1. marzo.

Ma il Governo, al quale il Baldissera si rivolse per chieder ordini, gli significò che essendo la liberazione di Adigrat avvenuta senza una vittoria contro il nemico in campo aperto, non era più il caso di mantenersi in quelle posizioni, e gli ordinò che predisponesse pel loro abbandono.

In seguito a quest’ordine che da taluni fu tanto biasimato perchè videro in esso la rinunzia completa ai frutti dell’opera di Baldissera ed all’Agamè, che ritenevano almeno un