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Queste due finte eseguite sul fianco del corpo d’operazione principale ed accompagnate da voci minaciose e da bandi per la popolazione, ottennero l’effetto che ras Alula si recasse immediatamente con circa 2000 armati a coprire Adua e che una parte delle altre forze tigrine disposte intorno ad Adigrat si spostasse verso Debra Damo per chiudere le vie dell’Entisciò e quella cosidetta del Negus, rimanendo in tal modo indebolite e ridotte le forze nemiche rimaste sul fronte, le quali consistevano ormai in poco più di 10,000 fucili, tra gli 8000 di Mangascià campeggiante presso Amba Sion e quelli di Sebath e Agos Tafari sparsi intorno al forte di Adigrat.

Predisposte così le cose, Baldissera iniziò la seconda avanzata spingendosi fino a Senafè che fu occupata negli ultimi giorni di aprile; nei giorni 1 e 2 maggio tutto il corpo di operazione trasferì fino intorno a Barachit, ed il giorno 3 successivo dopo aver disperso a fucilate alcuni stormi nemici che dal ciglione di Guna-Guna avevano fatto fuoco sui nostri avamposti, riprese il movimento verso la piana di Gullabà, donde con un’imponente marcia in colonna di battaglioni e ad intervalli di spiegamento proseguì ancora spingendosi fino ai monti di Dongollo ed ai villaggi circostanti che furono sgombrati dai ribelli. Il giorno 4 maggio poi mentre il colonnello Stevani ed il generale Gazzurelli occupavano con truppe indigene ed artiglieria i fianchi orientali e meridionali di Dongollo, ricacciandosi innanzi con scambio di fucilate la gente dei Ras tigrini e