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spingendosi personalmente fino a Senafè e quivi distaccando poscia delle truppe del genio per scavarvi dei pozzi.
Verso la fine di aprile poi quando a forza di cure e di sacrifici si era potuto costituire una abbondante riserva di viveri in Adi Caiè, che toglieva la preoccupazione principale per l’avanzata delle truppe, Baldissera dispose per la ripresa della marcia in avanti. Prima però volle sconcertare le forze dei Ras tigrini e trarli in inganno perchè non s’opponessero in massa al movimento del nostro corpo d’operazione, ciò che considerate le intricate e montuose condizioni del suolo e le tortuosissime e alpestri vie da percorrere, e le difficoltà di manovrare e marciar compatti in esse, avrebbe potuto recargli seri imbarazzi.
A tal uopo Baldissera ordinò la costituzione di una colonna di truppe che col 6° e 7° battaglioni bersaglieri, metà del 1° battaglione fanteria, una sezione d’artiglieria, le bande del Seraè ed altre minori, raggiunse la forza di 2210 uomini; e la destinò a fare una dimostrazione su Adua per la via di Adì Ugri-Gundet.
Il comando di detta colonna fù affidato al colonnello Paganini, che raccolte le sue truppe parte in Asmara e parte lungo la via predetta, il giorno 1 maggio potè passare il Mareb colla sua avanguardia.
In pari tempo Baldissera dispose che il tenente Sapelli colle bande dell’Amasen e dell’Okulè Kusai facesse un’altra dimostrazione in direzione di Coatit e di Debra Damo.