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stro posto di Sabderat, sperando di impadronirsi di quella importante posizione che avrebbe preclusa la via di ritirata alla carovana predetta, e rotte le comunicazioni colla Colonia; ma anche questa volta i nostri ascari con pochi uomini del Chitet e della banda di Ali Nurin, ai quali si aggiunsero arditamente quattro telegrafisti italiani, poterono respingere i dervisci cagionando gravi perdite, e salvare così la posizione.

Allora i dervisci si diedero a stringere più d’appresso Kassala, e nella notte del 27 al 28 riuscirono a scavare inosservati diverse linee di trincee a poco più di un Km. tutto intorno al forte, dalle quali cominciarono giornalmente a molestare l’interno.

Da questo momento le condizioni del presidio si fecero criticissime, tanto più che dopo l’arrivo della carovana, sebbene buona parte dei quadrupedi fosse rimasta fuori del forte, questo conteneva 4047 persone, delle quali poco più di un terzo combattenti, e 253 quadrupedi, per cui si rendevano più difficili ancora le operazioni della difesa.

Ma per fortuna dei nostri, non tardarono ad arrivare i soccorsi necessari per rimediare a tali tristi condizioni. Il colonnello Stevani facendo accelerare i movimenti, potè riunire a Sabderat il 31 marzo quasi tutto il suo corpo d’operazione, tranne il 6.° battaglione rimasto indietro di una sola tappa; ed all’indomani, l.° aprile, dopo aver lasciato ordini perchè il predetto battaglione lo seguisse appena fosse possibile, si mise in marcia verso Kassala.