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eseguire dal Governatore a Gulusit, Futà e Adarcaiai situate tra alcune diramazioni del Gasc a circa 15 Km. a nord della stessa annunciavano uno splendido raccolto ed avevano eccitato l’avidità dei dervisci che, approfittando dell’occasione propizia, vollero tentare un colpo contro di esse e contro la città.

A compiere l’operazione fù designato dal Kalifa l’emiro Ahmed Fadil che nella prima metà di gennaio potè raccogliere nel Ghedaref un corpo di oltre 5000 fucili e 1000 lancie col quale indi a poco mosse verso Kassala.

Il 22 febbraio l’avanguardia di Ahmed Fadil attaccava di viva forza i posti italiani a guardia della coltivazioni di Gulusit, rimanendone respinta, e tre giorni dopo tutto il corpo dei dervisci accampava presso le predette località formandovi un grande campo trincerato donde si dava a molestare i dintorni.

Le forze italiane che in quel tempo erano scaglionate contro i dervisci consistevano:

a Kassala, alloggiato nel forte Baratieri, il 2.° battaglione indigeni, una sezione artiglieria da montagna, un distaccamento di cannonnieri, genio e sussistenza: in tutto 20 ufficiali, 82 uomini di truppa italiana e 1225 indigeni con 6 pezzi d’artiglieria e 4 mitragliere;

a Sabderat circa 150 uomini tra fanteria, indigeni, telegrafisti e banda di Ali Nurin;

a Ela Dal circa 120 uomini fra irregolari e Chitet;

ad Agordat poco più di 300 uomini tra milizia mobile, cannonnieri e bande;

a Keren circa 600 uomini di diversa specie.


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