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Le relazioni tra l’Egitto e l’Italia erano quindi già tese, quando ad aggravarle maggiormente concorso un altro incidente.
Il Governo kediviale ostinandosi sempre più a contrastare la legittimità del nostro acquisto d’Assab, per avere in ciò maggior forza ed appiglio, e per prevenire nuovi ingrandimenti dell’Italia, aveva ordinato che dopo l’inchiesta predetta, i commissari egiziani della stessa facessero un viaggio d’ispezione sul territorio di Raehita, allo scopo di affermarvi dei diritti di sovranità, disponendo a tal uopo perchè vi sbarcassero anche delle truppe.
Ma fu pronto ad opporsi energicamente ai predetti disegni il capitano Frigerio, della corvetta Ettore Fieramosca che tenne al largo convenientemente le truppe egiziane; ed il Governo italiano, non solo approvò l’opera sua, ma gli diede ordini categorici e risoluti di impedire lo sbarco a qualsiasi costo, spedendo a tal uopo nelle acque di Suez la nave Affondatore pronta a prestargli aiuto.
Queste energiche misure, più che le note e le rimostranze, valsero a dissuadere il Governo kediviale dalla sua progettata impresa; sicchè alfine vi rinunziò, pur protestando e dichiarando di riserbarsi libertà d’azione per l’avvenire.1
- ↑ Il 20 settembre 1881 tra il R. Commissario civile di Assab cav. Branchi ed il sultano Berehan fu stabilita una convenzione che metteva tutto il territorio di Raehita sotto la protezione dell’Italia coll’obbligo al Sultano predetto di non cederlo a nessun’altra potenza.