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ra, quivi raccogliendo anche i superstiti della battaglia d’Adua, dei quali 3260 italiani furono poi inquadrati in nuovi reparti e 3041 indigeni concorsero con nuovi arruolati a ricostituire il 1.° 3.° 6.° 7.° 8.° battaglione indigeni, già rimasti disfatti il 1.° marzo.
In pochi giorni così Baldissera potè avere sotto le mani, escluso il presidio di Adigrat e le truppe dislocate verso Kassala, circa 18000 uomini, che scaglionò in una linea di posizioni tra Baresa, Ghinda, Asmara, Sichet e Auscià, coprendo in tal modo efficacemente Asmara e Saati, e sbarrando le vie che per l’altipiano e pel versante orientale conducono da Gura alle predette località ed a Massaua.
Si diede quindi alacremente a riordinare i servizi d’intendenza, ed a provvedere per l’arrivo e l’equipaggiamento dei nuovi rinforzi, la maggior parte dei quali, la divisione Heusch, erano già in viaggio dalla fine di febbraio, e 3 battaglioni e 3 batterie erano state da lui chieste dopo il suo arrivo nella Colonia.
Ma mentre queste provvide disposizioni riuscivano a migliorare sensibilmente le condizioni militari della Colonia, e le nostre truppe, sotto l’energico impulso del nuovo Governatore, si rianimavano, Menelik arrestò tutto ad un tratto il suo movimento di avanzata verso Gura e, raccoltosi col grosso del suo esercito nel Farras Mai, si disponeva alla ritirata.
Egli aveva certamente constatato che, se anche la fortuna lo aveva sorretto ad Adua, non era però più in grado di sostenere un altro