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avanzi in dissoluzione che si raccoglievano feriti e sbandati in varie località; le altre truppe ancora poco organizzate e dibattentisi fra mille difficoltà, e sotto l’impressione del disastro; un presidio di 2000 uomini assediato in Adigrat ad una enorme distanza; l’immenso esercito abissino che da Adua si era già avanzato fino a Mai-Ciò e ad Entisciò donde, spingendo avanguardie verso il Belesa e verso Gundet, minacciava di procedere verso Gura nell’interno della vecchia Colonia; il fermento e le sollevazioni nell’Okulè-Kusai e nel Seraè, e Kassala investita dai Mahdisti. Era lo sfacelo che minacciava l’Eritrea.
Tale stato di cose deve ben aver impressionato il nuovo Governatore, che sperava di trovare tutt’altro al suo giungere in Massaua; tuttavia egli non si perdette d’animo, e conscio della sua posizione e della tremenda responsabilità che pesava sopra di lui, si diede con tutta l’attività delle sue forze e del suo ingegno a scongiurare il pericolo che minacciavano l’esistenza stessa della Colonia.
D’ordine del Governo egli inviò subito il maggiore Salsa per intavolare trattative di pace col Negus, ma tutt’altro che fiducioso in esse, pensò invece a porsi in grado di respingerlo.
Fece perciò ripiegare sull’Asmara le truppe raccolte in Adi Caiè o sparse in altri luoghi di frontiera, lasciando come posti avanzati verso il nemico soltanto i presidi di Saganeiti e di Adi Ugri. Poscia si diede a concentrare tutte le truppe disponibili tra Ghinda e Asma-