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seppe Sapeto, già dimorante in Etiopia e fra i Dancali, e spinto anche da un voto delle camere di commercio riunite in Genova, autorizzò il professore suddetto ad acquistare dal sultano Berehan di Raehita la baia di Assab, e l’isola vicina di Damarkiè, per conto della ditta Rubattino, anticipando per tale acquisto la somma di lire 47,000 che gli fu poi restituita.
Tale acquisto cagionò vive proteste dall’Egitto e dalla Turchia, che vantavano su quei luoghi dei diritti di sovranità; per cui il Governo d’allora, temendo delle complicazioni internazionali in un momento in cui si stava per compiere la liberazione di Roma ed infuriava la gigantesca guerra franco-germanica, rinunziò all’idea vagheggiata di stabilire regolarmente il suo dominio sul territorio acquistato, limitandosi a conservare la sua protezione ed i suoi incoraggiamenti al Rubattino.
E così durò fino al 1879 nel qual anno il Governo presieduto dal Cairoli, spinto dal Parlamento e dall’opinione pubblica, fece sbarcare, sulla fine di dicembre e sul principio di gennaio 1880, uomini e materiali ad Assab, collo scopo palesato di impiantarvi uno stabilimento commerciale di deposito per la società Rubattino, la quale frattanto aveva ceduto i suoi acquisti allo Stato, e con quello segreto di assumerne l’effettiva sovranità.
Questo primo atto di occupazione italiana nel Mar Rosso, suscitò diffidenze e controversie coll’Inghilterra, che vedeva di mal occhio un’altra nazione europea attraversare i suoi