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del comando in capo e delle catastrofe delle altre brigate, dovette pensare a cambiare la fronte di combattimento della sua.
A tale scopo fece ripiegare due batterie ed il 3° battaglione mandandoli ad occupare un altura a cono elevantesi sul fianco destro, (nord) della vallata, coll’incarico di fronteggiare l’imboccatura di questa e di difendere un’altra valletta ad imbuto che s’apriva lateralmente ai piedi dell’altura stessa, e per la quale si poteva trovare una seconda via di ritirata a traverso i monti Esciasciò.
Anche il colonnello Ragni dovette ritirare l’ala sua sinistra e fronteggiare le masse nemiche provenienti da sud.
Così la linea di combattimento della brigata venne a disporsi su tre fronti: cioè verso ovest contro la conca d’Adua, verso sud contro i monti di sinistra della vallata, e verso est contro l’imboccatura della stessa.
Contemporaneamente dalle alture a nord della vallata, costituenti il tergo della nuova fronte di combattimento, gli indigeni del capitano Pavesi erano costretti a ritirarsi davanti a masse aggiranti di ras Alula.
In breve la mischia si fa tremenda da tutte le parti. Dai fianchi dell’altura a cono le due batterie sostenute in basso dal 3° battaglione ed in alto dal 4° e 13° riescono a battere le orde nemiche ed a far sgombrare per un buon tratto l’imboccatura della vallata; ma sul fronte sud, verso le alture di sinistra, e su quella ovest, verso Adua, il nemico si addensa sempre più ed imprende anche uno sposta-