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Incominciano i brillanti assalti.

Airaghi del piano e Ragni dalle alture, ponendosi alla testa delle rispettive truppe e preceduti dal generale stesso, sempre in prima linea, le trascinano con mirabile slancio alla baionetta, e l’artiglieria li segue di posizione in posizione fulminando con colpi bene aggiustati le masse nemiche, le quali però non vogliono cedere. Da Bormida ordina un secondo assalto generale verso le ore 13 e questa volta riesce a spaventarle ed a metterle in iscompiglio ed a costringerle a ritirarsi precipitosamente al fondo della valle decimate dal fuoco ed in alcuni punti dalla lotta corpo a corpo.

«Vittoria Vittoria» si grida tra i nostri col più grande entusiasmo; ed i reparti si riordinano, si fanno più compatti, riempiendo i vuoti fatti dalle perdite, e riversano impavidi delle tremende scariche sul nemico fuggente che lascia il suolo coperto di cadaveri.

Fu questo il momento più bello e più solenne per la brigata, ma fu breve.

Gli animi erano ancora esaltati dall’entusiasmo del successo quando si manifestò improvviso un poderoso attacco nemico da tergo.

Erano le grandi masse vittoriose del Raio e del Rebbi Arienni che dopo l’eccidio della brigate italiane del centro venivano a riversarsi contro quella di Da Bormida, impegnando fieramente i battaglioni De Amicis e Rayneri ed aggirando il fianco del colonnello Ragni.

Davanti a questo evento pericoloso e improvviso Da Bormida, che nulla ancor sapeva