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Ma nè l’assalto numeroso e compatto, nè le grida furenti e selvagge, valsero a smuovere di un passo le nostre truppe bianche che alzatesi in piedi e secondate anche dalle truppe di Ragni sui fianchi delle alture, accolsero gli Scioani con ripetute scariche a salve ed a mitraglia, costringendoli a ripiegare decimati.
Un fremito di gioia percosse l’intera brigata; quel primo successo infiammava gli animi alla vittoria ed eccitava fra le nostre truppe il più grande entusiasmo.
Il combattimento proseguì ancora, ma si fece più lento e poco micidiale, quantunque il nemico avesse appostato ed impiegasse da un’altura di sinistra alcuni pezzi d’artiglieria.
Ma frattanto un altro serio avvenimento si pronunciava da tergo.
Quivi il maggiore De Amicis, col suo 4.° battaglione e colla compagnia indigena del capitano Pavesi, era stato distaccato dalla brigata Arimondi a guardia del fianco destro sui monti d’Esciasciò, ed aveva occupato un poggio dominante sulla via del Rebbi Arienni; ma vistosi isolato dalla sua brigata, aveva pensato di secondare il movimento scendendo nella vallata e ponendosele in riserva. Se non che, appena compiuta la discesa, si accorse che numerosi gruppi nemici giravano attorno a quella posizione per occuparla e minacciare da tergo la brigata.
Ritornò allora il maggiore De Amicis sui suoi passi, ma quando stava per giungere al poggio, fu accolto da fucilate per parte di