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Era il battaglione di milizia mobile del maggiore De Vito, già distaccato in avanguardia insieme alla compagnia del Chitet di Asmara, che aveva urtato contro gli Scioani.

Questo battaglione aveva preceduta la brigata nella discesa dal Rebbi Arienni, ed arrampicandosi pei fianchi di Monte Derar aveva proseguito lungo la dorsale delle alture che rinchiudono verso nord la vallata di Mariam Sciavitù, appoggiando ad essa la compagnia del Chitet. Quindi, mentre questa spintasi quasi nella conca d’Adua, veniva assalita e ricacciata quasi distrutta nella vallata, si era diretto, attratto dal cannone, verso la brigata indigeni; ma nell’eseguire il movimento urtò nella grande massa scioana che proprio allora irrompeva sul fianco destro di detta brigata; e dopo una lotta accanita in cui caddero eroicamente il Maggiore stesso e la massima parte degli ufficiali, fu costretto a ritirarsi precipitosamente disordinato ed inseguito, cercando rifugio verso la valle di Mariam Sciavitù.

Il generale Da Bormida intuì subito la situazione e dispose che il 3° reggimento (Ragni) muovesse in soccorso del battaglione d’avanguardia, intanto che il 6° reggimento (Airaghi) e le batterie rimanevano in riserva al principio della vallata.

Il Colonnello Ragni prese con sè 6 compagnie del suo reggimento (6.° battaglione e 1a e 4a compagnia del 10°) e salì con esse arditamente sulle alture di sinistra, facendosi secondare nel movimento dalle altre 6 compagnie lasciate nel piano (5° battaglione e 2.a e 3.a compa-