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i nostri ascari rendeva il tiro debole ed inefficace.

Invano risuonarono nella vallata i segnali di tromba per soffermare e raccogliere i fuggiaschi, ed invano Baratieri spedì ufficiali e reparti ai piedi del Raio per richiamarli intorno a sè; quegli avanzi laceri e demoralizzati correvano all’impazzata imboccando il colle tra il Caulos ed il Raio, e si disperdevano in direzione di Saurià trascinandosi dietro dei nuclei di nemici, che riuscivano ad annidarsi nel piano di Gandapta, dietro il Raio.

Intanto sulla linea dei Belàh davanti al Raio veniva schierandosi anche il reggimento bersaglieri di Stevani, e l’inseguimento potè essere arrestato, ma per breve tempo.

Indi a poco ai fuggiaschi del battaglione Turitto cominciarono a far seguito i feriti e gli sbandati degli altri reparti indigeni; ed alle loro calcagna apparve furiosa la grande massa nemica di sinistra discesa da Abba Carima e dal Latzate, che in parte si precipitò contro il Raio ed in parte riescì ad annidarsi nella valle del Mai Avollà, minacciando il fronte e il fianco della nostra posizione.

Il combattimento si accende tosto vivissimo su tutta la linea, ma specialmente sulla sinistra. Quivi s’addensano le maggiori frotte nemiche, e in breve le condizioni del reggimento Brusati e della batteria si fanno critiche, così che Baratieri è costretto a chiamare in loro soccorso dalla riserva il battaglione Galliano e le due batterie a tiro rapido del maggiore De Rosa.