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tutto soltanto 1773 fucili e 6 pezzi d’artiglieria; e con questa esigua forza si apprestava a sostenere la ritirata della brigata Albertone e l’urto centrale delle enormi masse scioane.

In pari tempo la brigata Ellena forte di 4150 fucili e 12 cannoni a tiro rapido, prendeva posizione di riserva tra il Raio e il Rebbi Arienni col 4.° reggimento (Romero) presso questo colle, ed il 5.° (Nava) dietro le falde nord-est del Raio.

La fronte assegnata alle due brigate era di quasi tre chilometri; cioè la stessa fronte, che secondo il primitivo disegno di battaglia, avrebbe dovuto essere occupata dall’intero corpo di operazione.

La testa della brigata Arimondi giungeva all’estremo sud dell’insellatura predetta verso le ore 9 circa, ed era guidata dallo stesso Baratieri che faceva disporre il 2.° battaglione fanteria a destra sul pendio dei Belàh, ed il 9.° a sinistra sopra una scarpa prominente del Raio; quasi al centro tra essi prendevano posto la batteria ed il quartiere generale.

Era appena compiuto lo schieramento di questi pochi reparti, che si videro comparire sul davanti gli avanzi scompigliati del battaglione Turitto, inseguiti e cacciati in fuga da manipoli d’Abissini che sbucavano da tutte le parti, strisciando tra i massi ed i cespugli che coprivano il terreno, frammischiandosi ai vinti e uccidendoli senza pietà.

I due battaglioni e la batteria iniziarono subito il fuoco; ma il timore di colpire anche

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