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si restringe poi tra il dosso antistante al Raio e il Raio stesso, e si riapre poscia ancora più larga, ma più bassa, tra il Rebbi Arienni ed il secondo sollevamento o sperone dei Belàh. Il pendio occidentale di questi monti discende ripido e in certi punti quasi a picco nella valle ristretta e frastagliata del Mai Avollà, piccolo rigagnolo scorrente verso nord e che sbocca per una stretta gola sulla via del Rebbi Arienni.
E davanti al Mai Avollà, a destra s’erge il rosseggiante monte Derar che ne chiude quasi lo sbocco contro lo sperone di Belàh; e quindi si svolge verso sinistra il largo e basso ciglio di Addi Vecci che si protende fin contro il Semaiata, rinchiudendo verso ovest un’altra vallata parallela al Mai Avollà, ma scorrente in direzione opposta, detta del Latzate; la quale è limitata verso Adua dai contrafforti di Abba Carima, cioè dai monti Latzate ed Enda Chidane Meret, e da quelli di Amba Scelloda detti monti Gususò e Nasraui, e chiusa a nord dai fianchi di quest’ultimo e dal monte Derar che la separano da quella di Mariam Sciavitù, scorrente perpendicolarmente sulla destra verso Adua.
Il suolo che si stende tra queste linee di alture e queste valli è brullo e roccioso sulle vette e sui fianchi, rigogliosissimo e aquitrinoso nelle vallate dove crescono boscaglie macchie e cespugli, ed erbe foltissime aggrovigliate che impediscono la vista ed il cammino; i fianchi delle alture costituiscono frequenti angoli morti di tiro e la sinuosità del terreno