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schiata e pericolosa, avrebbe potuto arrecare un potente soccorso a quella indigeni e molto probabilmente concorrere, come si vedrà poi, a determinare il successo delle nostre armi; ma era destino che anche da quest’ordine di Baratieri dovesse derivare un equivoco fatale.
Il generale Da Bormida iniziò la sua marcia verso le ore 7 dal colle di Rebbi Arienni facendosi precedere dal battaglione di M.M. del maggiore De Vito, ma dopo qualche chilometro, invece di obbliquare a sinistra in direzione della brigata indigeni, fu attratto dalle condizioni del terreno e dallo svolto della via o forse anche dalle imperfette indicazioni ricevute, ad obbliquare verso destra, e venne a sboccare nella lontana valle di Mariam Sciavitù ove rimase isolato completamente dalle altre brigate, e sul cui fondo sboccante nella conca d’Adua ai piedi di un’amba solitaria vide biancheggiare ed agitarsi un vasto accampamento nemico.
Anche le cause che determinarono questo equivoco non sono ancora conosciute.
Baratieri, nel suo libro di memorie, afferma che l’ordine da lui dato a Da Bormida era di avanzare sulla destra per dare una mano alla brigata indigeni, e più specialmente di avanzare per quello sperone di Belàh sul quale il Da Bormida stesso era già stato ad esplorare.
A parte però che quest’ordine indefinito, per chi ignorava la vera posizione della brigata suddetta, non aveva sufficiente chiarezza, e considerando anche che nel davanti dello spe-