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che le pendici del Semaiata si protendono sovra un’immensa base, spingendosi anche in direzione nord-ovest verso un monte antistante al Raio di circa 7 Km. detto Enda Chidane Meret, sul cui fianco settentrionale sta il grande varco che sarebbe il solo ed il vero colle Chidane Meret, donde si sbocca nella conca d’Adua.

Chi considera queste circostanze e questi dettagli, chi si fa un’immagine del laberinto montano e degli strani contorcimenti delle vallate e delle vie e delle difficoltà di ben dirigersi e di discernere fra esse le località, dovrà senza dubbio andar cauto prima di incolpare Albertone, se seguendo uno schizzo ed un’ordine imperfetto, fu tratto ad avanzare verso una posizione che per la sua forma e la sua località poteva ancora ritenersi quella voluta dal Comandante in capo, e per la sua denominazione lo doveva.

Apparirebbe invece più evidente, se non dovuto ad ordini o disposizioni speciali ora non conosciute, il suo errore di aver perduto quel collegamento che è tassativamente prescritto dal regolamento sul servizio in guerra.

Qualunque sia stata la causa, l’effetto senza dubbio fu quello che mentre alle 5 1/2 circa la brigata Da Bormida giungeva senza inconvenienti al Rebbi Arienni, e verso le 6 anche quella di Arimondi con a tergo la riserva ed il Quartiere Generale, arrivava presso il Raio, il generale Albertone proseguiva cogli indigeni verso il lontano colle Chidane Meret. Precedeva la marcia il battaglione Turitto distaccato