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mandante in capo, avrebbe dovuto essere la linea di posizioni da occuparsi, come primo obbiettivo, dalle 4 brigate; ed è convinzione ormai generale che essa costituisse quanto di meglio poteva offrire quello scacchiere tattico, e che dalla stessa il nostro corpo d’operazioni avrebbe potuto resistere con certo successo all’urto dell’intero esercito scioano; tuttavia non era ottima.
Prima di tutto perchè il terreno ad essa antistante era troppo frastagliato e coperto e non offriva largo campo di tiro, e permetteva tra le ondulazioni ed i burroni ed i frequenti angoli morti l’avanzata nascosta anche per numerosi gruppi nemici; in secondo luogo perchè se l’aggiramento tanto usato dagli Abissini era difficile e quasi impraticabile da sud, girando intorno all’immenso Semaiata, sarebbe invece riuscito più facile da nord a traverso i monti d’Esciasciò, per quella via che fu più tardi tenuta dalla brigata Da Bormida in ritirata.
Ma se anche la posizione prescelta dal Baratieri, senza essere ottima, poteva ritenersi buona, la fatalità volle che in seguito ad una sequela di equivoci e d’errori non se ne potessero ritrarre quei vantaggi che essa offriva.
Le tre colonne di marcia iniziarono il loro movimento dalle rispettive posizioni contemporaneamente alle ore 21, percorrendo, quella di destra la via principale che dal colle di Zalà per quello di Guldam conduce al Rebbi Arienni; la centrale quella meno importante che da Addi Dichi per la conca di Gandapta conduce dietro il Raio; la colonna di sinistra la più