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risultava che una parte dell’esercito scioano era a razziare fuori della conca di Adua, che un’altra parte erasi già mossa verso lo Scioa per ritornare ai proprii paesi. Disse inoltre, sebbene in termini dubbiosi, che due ras si sarebbero astenuti di prender parte al combattimento. Discorrendo poi della posizione occupata dagli Scioani, accennò risultargli che l’accampamento era diviso in due parti alquanto distanti fra di loro, in una delle quali, (la meno lontana da noi) non vi erano che poche forze, quattordici o quindicimila uomini.

«Il generale Arimondi, che fu il terzo a parlare, espresse parere reciso per l’attacco soggiungendo che già si erano lasciate trascorrere due o tre occasioni per eseguirlo.

«Io, che fui quarto a prendere la parola, dichiarai che mi era valso del mio diritto di anzianità di parlar l’ultimo, perchè, giunto da soli dodici giorni al Corpo d’operazione non poteva avere nozioni esatte e complete su tutto quanto si riferiva all’esercito nemico, come forza intrinseca, attitudine, tattica, posizione occupata e che perciò il mio giudizio non poteva essere basato su altro, se non che sulle informazioni e considerazioni svolte dai miei colleghi: in conseguenza davo anche un parere favorevole all’attacco. Nel seguito dei discorsi che si intracciavano mi venne fatto di precisare il mio concetto con queste parole: «radunare il massimo delle forze disponibile e poi andare a cercare il nemico».

«Il generale Baratieri chiuse la riunione con queste parole:

«Il Consiglio è animoso, il nemico è valoroso e disprezza la morte, come è il morale dei nostri soldati?

«— Eccellente, risposero tutti i Comandanti di brigata. Allora fummo congedati con queste parole: «Attendo ulteriori informazioni da informatori che devono arrivare dal campo nemico; avutele prenderò una decisione».

«La sera del ventinove, alle ore diciassette, il generale Baratieri chiamò presso di sè i quattro Comandanti di brigata, comunicò loro la sua decisione di muovere, spiegò mediante uno schizzo topografico l’ordine della marcia ed il piano d’attacco. Si riservò di mandare in breve alle brigate l’ordine scritto, che mi pervenne alle 18 e mezza; e congedò i predetti Comandanti raccomandando loro di persuadere bene la truppa che si trattava di vincere o morire».

Lettura data, conferma e si sottoscrive all’ufficio.

Firmato: Ellena Giuseppe.