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combattenti che potessero nutrirsi e manovrare in quella regione; e che le difficoltà gravissime del vettovagliamento imponevano la necessità di avanzare o di retrocedere.

3.° Un’avanzata coronata dal successo poteva aprire la nuova linea di rifornimento per Adi Ugri-Asmara, ove erano già preparati copiosi depositi di vettovaglie.

4.° Una ritirata avrebbe avuto conseguenze materiali e morali disastrose; imposto l’abbandono dell’Agamè e l’isolamento del presidio di Adigrat, fatta scoppiare la ribellione anche fra gli indigeni e prodotto una penosissima impressione nell’animo delle truppe.

5.° Una risoluzione immediata si imponeva anche per la necessità di poter poi pensare al soccorso di Kassala, intorno alla quale fino dal 22 erano avvenuti degli attacchi di dervisci, e poscia si era stabilito un grosso corpo nemico che minacciava l’occidente della Colonia.

6.° In un consiglio di generali tenuto la sera del 28 febbraio sotto la tenda del Comandante in capo, tutti i quattro Comandanti di brigata e lo stesso Capo di stato maggiore si erano dimostrati assolutamente contrari alla ritirata e favorevoli invece per l’attacco.

Come si vede, queste ragioni sono tutt’altro che cattive; disgraziatamente però quella principale che da sola poteva determinare l’opportunità di tentare un colpo contro il nemico, cioè quella riferentesi alle informazioni concordi sul campo nemico, era completamente basata sul falso.