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dine fisica nelle speciali condizioni di suolo e e di clima in cui dovevano agire.

Nelle faticose marcie per salire all’altipiano, sottoposte ancora impreparate e non allenate a gravi fatiche per strade e sentieri difficilissimi in un clima nuovo, sotto un sole cocente, colla calzatura debole, col vestiario pesante e imbarazzante, non sempre confortate di un vitto regolare e di acqua sufficiente, esse non poterono a meno di sentire il disagio e la stanchezza; e facevano pur loro difetto i mezzi di riparazioni e quegli altri servizi di bucato, di barbiere, di cura e di pulizia personale che sono indispensabili per qualunque truppa europea.

Avveniva così che individui laceri ed incolti coll’equipaggiamento e vestiario in disordine dessero triste spettacolo di sè, con certo danno della disciplina e della bontà dei reparti agli stessi indigeni, che non a torto, chiamavano le truppe di rinforzo bianche il Chitet d’Italia.

Tutti questi inconvenienti ed altri che si omettono per brevità, ma più di tutto le difficoltà sempre crescenti nel vettovagliamento, che costringevano a diminuire le razioni quando crescevano le fatiche e maggiore diventava il bisogno, agirono senza dubbio in modo dissolvente sulla fibra per sè eccellente delle nostre truppe; come debbono aver impressionato sfavorevolmente l’animo dei nostri soldati, anche le notizie degli insuccessi militari già subiti dal corpo coloniale.

Aggiungasi poi che la continua tensione