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affari dell’Harrar, finì per essere costretta a rifiutare tale permesso; per cui la diversione da Zeila fu abbandonata. Fu in seguito studiata l’opportunità di ritentarla da Obbia e da Assab; anzi a questa località venne già indirizzato sulla fine di gennaio dall’Italia il colonnello Pittaluga con un battaglione, una batteria ed alcuni reparti minori; ma in causa delle estreme difficoltà che presentava, l’impresa fu sospesa e abbandonata.

Perciò tutti gli sforzi dell’Italia furono diretti contro il Tigrè, ove le condizioni della guerra si erano fatte assai gravi per l’Italia.

Salsa, nel recarsi al campo nemico, aveva osservato che esso era forte di oltre 80000 buoni fucili e di molta artiglieria, che non era tanto scarso di viveri come si supponeva, e che occupava delle posizioni formidabili dove sarebbe stato una follìa l’attaccarlo col nostro piccolo corpo d’operazioni raccolto intorno a Saurià.

A render maggiormente gravi le predette condizioni, venne ad aggiungersi l’improvvisa defezione dal nostro campo di ras Sebath e Agos Tafari, i quali con circa 600 fucili nella notte dal 12 al 13 febbraio passarono al nemico, dandosi poscia a molestare le retrovie; nonchè la ormai accertata notizia che, in seguito ad una mostruosa alleanza tra gli Abissini ed i Dervisci sempre stati nemici fra loro e divisi dall’odio di razza e di religione, si pronunciava un pericoloso movimento di questi ultimi verso Kassala.

In tale gravissime contingenze erano certo