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pace accompagnarono qualsiasi movimento abissino. I frutti delle prime proposte si videro ad Amba Alagi ed a Makallè; quelli di quest’ultime pratiche si vedranno a Adua.

Dopo le proposte fatte pervenire con Felter, coi prigionieri e cogli ostaggi, ne giunse un’altra ancora per mezzo di un messo di Makonnen al campo di Mai Gabetà il 6 febbraio, chiedendo un convegno con Baratieri.

Ma il Governo fin dal 28 gennaio aveva telegrafato a Baratieri che l’Italia prima di aver ottenuta una vittoria non poteva trattar seriamente la pace, ed in questa sua opinione era pure il Governatore e bisogna pur dire anche la gran maggioranza della Nazione.

Perciò Baratieri non credette opportuno di aderire al convegno personale richiestogli, e si limitò a delegarvi il maggiore Salsa sottocapo di stato maggiore.

Le condizioni proposte dal Negus contenevano sempre l’abolizione del protettorato ed il ritorno ai confini già segnati col trattato di Uccialli.

Le controproposte invece, che in seguito ad istruzione del Governo, Salsa presentò al Negus furono pel mantenimento del protettorato e per la cessione all’Italia di tutti i territori ove aveva sventolato la sua bandiera.

Era impossibile intendersi; e perciò il 13 febbraio le trattative s’interruppero nuovamente. Fallita ormai ogni speranza di accomodamento con Menelik, e svanita anche quella della defezione o ribellione di Maconnen e degli altri capi abissini i quali invece si stringevano ognor