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Per mantenere il contatto col nemico che faceva spesse apparizioni e spostamenti in avanti ed in varie direzioni, Baratieri il 7 febbraio fece fare al corpo d’operazione un altro sbalzo in avanti, recandosi ad occupare le posizioni di Tucuz nell’Entisciò e spingendo le bande fino a Zalà, donde si erano già ritirate le ricognizioni nemiche.

Un altro spostamento più avanti e per gli stessi motivi fu fatto il giorno 13, in cui le truppe italiane andarono ad occupare le storiche alture di Saurià, abbandonate dalle orde scioane.

Il cambiamento di fronte eseguito da Baratieri fu imposto dalla necessità impellente di coprire Adigrat sede avanzata di tutti i rifornimenti, di salvare le retrovie e di fronteggiare il nemico nelle sue nuove posizioni; però molti competenti ritengono che, date le condizioni del corpo d’operazione e le difficoltà sempre crescenti tra cui si dibatteva per la deficienza di trasporti e di tutti i mezzi logistici, i successivi sbalzi in avanti fino a Saurià siano stati un errore, e che, sarebbe invece stato più opportuno, militarmente parlando, di proteggere lo sgombro e l’abbandono di Adigrat, e quindi ripiegare con tutto il corpo d’operazione verso una posizione più arretrata e centrale, cioè verso Gura, donde con maggior numero di truppe e con minori difficoltà di vettovagliamento, appoggiandosi ai forti dell’Okulè-Kusai e del Seraè ed alla dorsale dell’altipiano, si avrebbe potuto fare un’efficace difesa.