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scioano Baratieri, che in Adagamus trovavasi ormai in posizione non solo inutile, ma anche pericolosa, avendo il nemico sul fianco destro e minacciante alle spalle, dovette pensare a spostare il suo corpo d’operazione facendolo ripiegare alquanto e quindi disponendolo, con un grande cambiamento di fronte da sud a ovest, in direzione di Adua.

Questo spostamento fu cominciato il giorno 1.° febbraio, appena avuto certezza per mezzo dei prigionieri liberati, del movimento scioano, e durò fino al giorno 3, in cui il corpo di operazione italiano accampò nella posizione di Mai Gabetà a circa 25 Km. ad ovest di Adigrat, colla sinistra appoggiata al gran monte Augher e colla destra ai burroni che precipitano al Belesa.

Malgrado lo sconvolgimento generale prodotto da un tale cambiamento di fronte, il movimento, tenuto conto delle gravi difficoltà del terreno, dei trasporti e dei mezzi di vettovagliamento, riuscì abbastanza ordinato ed efficace; e probabilmente riuscì a paralizzare le intenzioni del Negus che dalla conca di Gandapta si affacciava col suo esercito verso le posizioni di Saurià minacciando le vie del Belesa.

Le truppe ordinate in tre brigate agli ordini dei generali Albertone (indigeni), Arimondi (1.a Brigata) e Da Bormida (2.a) con due reggimenti ed altri reparti in riserva, occuparono una posizione difensiva eccellente, e le bande schierate sui fianchi ed in avanti si erano spinte fino all’Entisciò.