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coperto accesso pei nemici tra le ondulazioni e insenature circostanti.
Galliano s’apparecchiò a ricevere il nemico animato dai propositi della più fiera resistenza e cominciò subito a sistemare le difese accessorie ancora incompiute collocando mine, piantando reticolati e palafitte all’intorno, costruendo banchine per l’artiglieria e sgombrando all’intorno il campo di tiro colla distruzione di baracche, piante ed altre vegetazioni, scavando cisterne, erigendo forni e cucine, e raccogliendo nel forte la maggior quantità possibile di vettovaglie. Il personale da lui dipendente lo assecondava con mirabile slancio, e col più elevato sentimento militare, cooperando tutti a preparare una difesa che ebbe poi del leggendario.
Già fin dall’8 dicembre cominciarono a scorazzare intorno al forte degli stormi di cavalleria galla che guastarono le comunicazioni telegrafiche, e tutti i giorni successsivi i nostri avamposti segnalarono degli stormi di nemici sfilanti in lontananza. Erano le prime pattuglie dell’esercito scioano che s’avanzava lentamente verso Scelicot.
Frattanto Maconnen, seguendo l’uso abissinio, forse per tener a bada Baratieri fino all’arrivo dei rinforzi del Negus, e forse anche perchè, impressionato dalle gravi perdite subite ad Amba Alagi, nutriva dei seri timori per l’esito della campagna, il 12 dicembre aveva scritto una lettera al Governatore facendo proposte di pace e chiedendo nuovamente un messo di fiducia per trattarla.
Il tenore di questa proposta era però sempre