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e furia, poco più di 6000 fucili tra regolari e bande, e poco più di altri 3000 di reparti ancora in formazione al di qua del Mareb, compresa la milizia mobile;

poche derrate ed altri materiali raccolti in Adigrat, quadrupedi insufficienti per organizzare un buon servizio di trasporti, carovane di donne e di feriti in ritirata, il Governatore non ancora sul luogo della difesa.

Inoltre il presidio avanzato di Makallè, mentre lasciava poche speranze di poter resistere alla fiumana nemica, destava inquietudini sulla sua sorte.

Il Governatore che il giorno del combattimento era ancora a Barachit, cioè ad oltre 200 km più indietro, riversò la responsabilità di questa catastrofe unicamente sul generale Arimondi incolpandolo di non essersi attenuto a quelle direttive dategli nell’affidargli il comando del Tigrè, colle quali si stabiliva in Adigrat il perno di difesa della Colonia, coll’obbligo di ritirarvisi all’incalzare di preponderanti forze nemiche. Attribuì pure a lui la responsabilità di quegli equivoci nella trasmissioni degli ordini che ebbero sì tristi effetti sulle sorti della giornata; e si lagnò acerbamente perchè mantenne l’occupazione di Makallè contrariamente alle direttive suddette, ritenendola una inutile e pericolosa dispersione di forze.

La tensione dei rapporti tra i due Generali giunse a tale che Arimondi fu allontanato dal luogo dell’azione e destinato a Massaua coll’incarico secondario di preparare e ricevere i rinforzi indigeni e italiani.