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dietro ancora. Senonchè questo telegramma per una causa strana, inconcepibile, giunse al maggiore Toselli errato e mutilato nella forma e nella sostanza col periodo suddetto che si esprimeva così: Lascio in facoltà V. S. mantenersi ancora Belegò oppure ripiegare ai piedi Amba Alagi secondo circostanze.

Dopo questo inconveniente che obbligava o per lo meno autorizzava Toselli a non abbandonare l’Amba fatale avvenne l’altro seguente non meno grave.

Il generale Arimondi, giustamente impressionato dalle gravi notizie che giornalmente Toselli mandava da Amba Alagi, il giorno 5 lo aveva mandato ad avvertire che all’indomani sarebbe corso in suo aiuto; però avendo dopo tale promessa chiestone facoltà al Governatore, ne ebbe invece la proibizione, così che la partenza fu sospesa.

Alla mattina del 6 Arimondi mandò per lettera ad avvisare Toselli di tale rifiuto; ma il messo incaricato di tale servizio non giunse poi a destinazione.

Questi due inconvenienti del telegramma sbagliato e del messo non arrivato furono certamente quelli che trassero in inganno il maggiore Toselli, ed esposero il suo eroico battaglione alla gloriosa ma dolorosa giornata del 7 dicembre; perchè in seguito ad essi non solo il prode maggiore si credette autorizzato a mantenersi fermo ai piedi dell’Amba, ma vi fu confortato colla promessa di aiuti, che non potè essere revocata.

Nella giornata del 6 altre gravi notizie