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delle necessità logistiche, per tener campo contro una nazione come l’Italia, indussero il Negus a prepararsi un servizio di vettovagliamento che doveva meravigliare il mondo per la sua durata.

Effettuati i preparativi militari, Menelik alzò più forte la voce anche tra i suoi dipendenti, e mentre per mezzo di Tesfai Antalo continuo messaggero tra Adis Abeba e Makallè richiamava al dovere ras Mangascià, tirava le fila di quella politica che doveva riunire in un sol fascio tutta l’Etiopia.

Tecla Haimanot del Goggiam, ras Maconnen dell’Harrar, ras Michael dei Wollo Galla, ras Mangascià Atichim e ras Oliè dell’Ahmara, il figlio di Voscium Borru del Lasta e tutti gli sbandati capi del Tigrè coi loro profughi seguaci, colle buone e colle cattive, furono stretti in un vincolo, malgrado gli odi, le rivalità e i delitti di sangue che dividevano molti di loro; e riuscirono a formare l’unione politica e militare di tutta l’Etiopia, fenomeno straordinario di cui non si ricorda l’eguale in tutta la storia dell’Abissinia.

Già fin da quando ebbe luogo il convegno di Mangascià ad Adis Abeba, l’intervento scioano in suo favore, sebbene non ne fosse ancora fissato l’epoca, era già deciso; ma forse allora Menelik non era ancora preparato del tutto, forse egli volle che il suo Ras fosse umiliato in una sconfitta contro le armi italiane prima di accorrere in suo aiuto.

Il fatto sta che sulla fine del 1894 Menelik intraprese con tutte le sue forze scioane una