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pestava di offerte tutte intese a preparare il successo delle nostre armi e senza preoccupazioni di spese.
E chi considera poi che malgrado gli errori commessi prima e dopo dell’invasione scioana, e fino al giorno della battaglia d’Adua, questa avrebbe ancor potuta riuscire vittoriosa se non ne fossero state compromesse le sorti con le cattive disposizioni del momento date dal Comandante, non può a meno di ritenere che il fatto dell’impreparazione militare, quantunque grave, anzi gravissimo, non poteva avere in relazione ai mezzi ed alle risorse dell’Italia, un’importanza assolutamente capitale.
Viceversa Menelik, disponendosi ad una guerra di cui ben conosceva l’importanza, aveva trascorsi i quattro anni dal 1891 al 1895 in continui preparativi militari e politici, facendo precedere quelli a questi.
Approfittando dei porti francesi di Obok e di Gibuti egli si diede a far acquisto d’armi su vasta scala che, per la via d’Harrar, venivano condotte ad Adis Abeba; numerosi negozianti e viaggiatori europei e specialmente russi e francesi introdussero nello Scioa dei veri magazzeni d’armi e munizioni anche dei più recenti modelli, ed alcuni ufficiali di nazionalità diverse non in servizio attivo, tra cui vanno noverati il russo Leontieff ed il famigerato Chefneux, ufficiale di riserva francese recatosi allo Scioa con 15 cannoni a tiro rapido, istruivano gli Abissini nei maneggi delle nuove armi e delle nuove artiglierie; mentre coi consigli e coll’esperienza e colla conoscenza