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indipendenza etiopica e l’integrità già scossa dell’impero imponevano ben altro dovere, ed il carattere stesso della popolazione battagliera, famigliarissima alla guerra, era di spinta alle ostilità.
Tuttavia da quando il dissidio tra l’Italia e lo Scioa raggiunse lo stato acuto, cioè dal febbraio 1891 in cui avvenne il fallimento della missione Antonelli, la pace tra essi potè trascinarsi ancora avanti sino all’autunno del 1895; nella quale epoca l’invasione scioana già decisa da tempo, e abilmente mascherata da Menelik allo scopo di impedire gli armamenti dell’Italia, venne a bussare alle porte della sua Colonia.
Se non che, ed è doloroso il dirlo, l’Italia malgrado il lungo tempo in cui fu soggetta alla minaccia della predetta invasione, si trovò sorpresa ed impreparata a sostenerne l’urto; così che fino da’ suoi primordi ebbe a subire una dolorosa sconfitta delle sue armi; e dovette poi improvvisare della meglio la mobilizzazione dei rinforzi e l’impianto dei servizi logistici con gravi conseguenze per tutta la campagna.
La responsabilità di tale impreparazione venne da taluni attribuita al Governo e da tali altri al Governatore; ma dall’esame delle varie cause che la determinarono appare chiaro che tale responsabilità spetta non solo ad essi, ma anche al Parlamento ed alla Nazione stessa.
Infatti la prima di dette cause è stata senza dubbio la grande avversione dell’Italia ad ogni spesa coloniale, mentre tuttavia essa voleva conservar la Colonia.