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Proseguendo nella sua ritirata verso il sud, il Ras si lasciò indietro una retroguardia di circa 1300 uomini, che fu raggiunta dalle truppe del generale Arimondi a Debra Ailat, e quivi li 9 ottobre 1895 sconfitta e dispersa.

I Tigrini vi perdettero una ventina di morti, molti feriti, e lasciarono in potere dei nostri oltre a 200 prigionieri e più di 1000 capi di bestiame; fra i nostri si ebbero 11 morti ed una trentina di feriti.

Quattro giorni dopo Arimondi, continuando ad inseguire Mangascià fuggente verso il sud, arrivò ad Amba Alagi e quivi liberò quel brigante di ras Sebath che più tardi avrebbe ripagato l’Italia colla più nera ingratitudine.

E così terminava il terzo periodo della campagna tigrina.

Fu una vera delusione. Il Tigrè era rimasto, è vero, in mano dei nostri; ma i tigrini erano tutt’altro che debellati; essi c’erano ancor tutti, e non avevano fatto che secondare le loro abitudini ritirandosi davanti alle maggiori forze italiane per andarsi a riordinare e rinvigorire oltre la frontiera, quivi aspettandovi i soccorsi di Menelik.

Frattanto Baratieri entrava in Antalo e Makallè, capitale dell’Enderta, e vi riceveva secondo il consueto gli atti forzati e falsi di sommissione dei notabili e dei preti della provincia; e dal castello che fu residenza del negus Giovanni, ricevendo a rapporto gli ufficiali, proclamava il Tigrè annesso alla colonia Eritrea.

Dopo quest’annessione e questa conquista che doveva poi fruttar tanti dolori, Baratieri