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responsabilità cui andava incontro mantenendosi ancora nella negativa, e dal timore di doversi privare dell’opera di un uomo a cui sorrideva la popolarità e che coi riflessi della sua gloria fortificava anche il Gabinetto, dovette cedere, ed invitò il Baratieri a venire a Roma per intendersi.

Erano in questo frattempo avvenute le elezioni generali politiche favorevoli al Governo, e ciò facilitava di molto gli accordi.

Baratieri venne in Italia nell’agosto del 1895 ed il suo soggiorno nella madre patria fu tutto un trionfo per lui. Presentatosi alla Camera per prestare il suo giuramento di deputato eletto dal collegio di Crema, fu ricevuto cogli stessi onori già tributati a Garibaldi. Il vincitore di Coatit e Senafé fu accolto dall’assemblea in piedi, ed abbracciato dal presidente in mezzo ad un’ovazione indescrivibile, che deve avergli fatto provare le vertigini del trionfo. Feste, ricevimenti, banchetti di ministri, generali e deputati, tutto concorse a manifestare a Baratieri l’ammirazione in cui era tenuto dagli italiani, e la fiducia che avevano riposto in lui.

L’intesa fra Baratieri ed il ministero avvenne facilmente, e le nubi addensate sulla Colonia parvero dissipate da questi accordi che la riammettevano al comando del Generale popolare e valoroso1.



  1. Da quanto fu pubblicato finora risulta che la base dell’intesa comprendesse un bilancio di 13 invece che di 9 milioni, ed una forza disponibile di 10,000 uomini.