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regno; ed il timore di nuove imprese e di nuove spese, che cagionassero una ricaduta delle finanze e facessero perdere il pareggio del bilancio ottenuto con tanti sacrifici, manteneva in sospeso gli animi della nazione e vigilanti tutti i deputati che si interessavano di cose finanziarie.
Ma d’altra parte Baratieri, cui l’abbandono forzato di Adua e Axum era stato ostico ad eseguire, tornò a tempestare il Governo con domande di nuovi aiuti, esponendogli la necessità di debellare completamente Mangascià rifattosi minaccioso, e risolvere con uno sforzo decisivo la quistione tigrina, che avrebbe indotto anche Menelik a rinunziare a qualsiasi impresa ostile contro la Colonia.
Tali domande e proposte trovarono però una seria opposizione nel Gabinetto, e specialmente nei ministri Sonnino e Saracco, che volevano ad ogni costo rimanere fedeli al programma delle economie e ritenevano già grave il concedere pel bilancio coloniale 9 milioni annui.
Provò il Crispi, che per conto suo sarebbe forse stato propenso ad accordare a Baratieri i mezzi richiesti, ad invitarlo a provvedere ai suoi bisogni colle risorse locali, ricordandogli che Napoleone faceva la guerra coi denari dei vinti, ma ne ebbe in risposta che il Tigrè era esausto e che non poteva dar niente.
Le domande e le insistenze di Baratieri continuarono ancora per qualche tempo, e le sue relazioni col Gabinetto si inasprirono al punto che per due volte egli chiese di essere esonerato dalla sua carica; finalmente il Ministero, impressionato dalle conseguenze e dalle