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contegno corretto, col suo rispetto ai luoghi sacri ed ai pregiudizi religiosi dei Tigrini, seppe lasciare delle gradite impressioni.
Frattanto il tenente colonnello Pianavia, dopo aver insediato con apposite bande Agos Tafari a Makallè, ed espugnato Amba Salama tenuta da certo Degiac Desta, si congiungeva col Governatore in Adua.
Sorrideva certo alla mente del generale Baratieri di annettere definitivamente alla nostra Colonia anche Adua e Axum, proclamando addirittura la sovranità dell’Italia in tutto il Tigrè; ma trovò opposizioni nel Governo; sicchè limitandosi per ora a promettere ai Tigrini la protezione dell’Italia, fu costretto a rientrare colle sue truppe al di qua del Mareb, non senza però lasciare presso Adua, fortificato nelle alture di Fremona, a qualche chilometro a nord ovest della città, il battaglione del maggiore Ameglio, col pretesto di garantire la pace della città e sorvegliare i movimenti di Mangascià, ma colla speranza, che potesse servire di avanguardia in una prossima occupazione definitiva del Tigrè.
Se non che gli ardimenti del generale Baratieri e le nuove condizioni da lui create nella Colonia cominciarono a sollevare in Italia delle gravi preccupazioni.
Quivi, mediante i savii ma dolorosi provvedimenti escogitati dal ministro Sonnino, era appena stata scongiurata e vinta la crisi che da tanti anni tormentava il bilancio nazionale ed aveva portato lo sconcerto su tutto il funzionamento economico ed amministrativo del
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